Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

Cadaveri interpellati Finzione, mortalità, sfida del tempo in Baudelaire Quando Baudelaire «petrarcheggia sull'orrido» (SainteBeuve) non si soddisfa mai della mera rappresentazione dello spettacolo macabro. Si compiace, certo, della messa in pagina, della messa in scena, della immagine provocante: la natura travagliata dalla morte sino alle estreme trincee della sua materialità. Egli la esibisce e la rende visibile, non dimentico di ciò che era stata, nella pittura, nella incisione, o nella scultura, l'arte dell'emblema e della vanità. Ma, in questo tipo di poesia, Baudelaire non si confina entro i limiti dell'oggettività dell'immagine così esibita, né nella genericità della lezione che se ne può ricavare. Egli interviene in prima persona; non è soltanto narratore e spettatore. Apostrofa altri spettatori; interpella il cadavere. Interpretando e commentando l'immagine che traccia; se ne appropria, la fa entrare nella sua vita, la applica alla propria situazione. In tal modo, si misura con il tempo fisico - concepito come alterazione, degradazione -, per confrontarlo con il tempo dell'esistenza. Il «nemicooscuro» è Cronos, il cannibale. «Il Tempo divora la vita»: è questa la certezza irrecusabile e banale. Ma questa certezza - la vulnerabili136

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