Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

denza, della filiazione - seppure «senza soccorso», per usare formula caproniana, visto che vi si correla fortemente una figura di castrazione, la «guerra». Ma il perno di tutta la questione del nome io credo si trovi nell'ultima strofa delle «Biciclette», le «Biciclette» che sono una sorta di eterno ritorno, fragilissimo ma, almeno qui, vittorioso, «tempo ancora intatto ed indiviso», nel permanere dell'empito amoroso attraverso le generazioni, per virtù di quel «delicato/ suono di biciclette...». L'inizio dell'ultima strofa disegna il costo dell'ipotetica vittoria - e la fa, in effetti, molto ipotetica: Non v'è soccorso nel mondo infinito di nomi e nomi che al corno di guerra non conservano un senso... Qual è la natura di questi nomi deprivati di senso - morti? La strofa, proseguendo, li connette senza soluzione di continuità, con il «tenue ronzio di raggio e gomme», «riudito/...umanamente ancora sulla terra». Si disegna pertanto una opposizione fra i «nomi» e il «ronzio» dei bicicli. È una delle opposizioni che reggono questa zona della poesia di Caproni, ma che richiede, per essere accettata, una circostanziazione. I nomi che «non conservano senso», i nomi spenti, pietrificati, sono i nomi incisi, graffiti sulla pietra, nomi «per l'eterno abbandonati/ sui sassi...», che stanno «di pietra, fermi sulla terra». Sono, in una parola, i nomi delle lapidi funerarie, i nomi-epigrafi. La loro qualità essenziale è pertanto di essere scritti, ma in una maniera e con un significato particolari - inscalfibili e insieme fantasmatici, ciò che permane di loro è appunto l'irriducibilità della iscrizione (vuota). L'opposizione cui si accennava si definisce allora fra suono («ronzio»), che può essere «umanamente» riudito, e scritto, nome-epigrafe consegnato non già all'insignifi126

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