Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

tà di rendere manifesto il suo nome. Il sogno rivela quali infantili gelosie restino ancora al fondo del suo progetto scientifico; ma parte integrante di quel progetto- non analizzata da Freud- è l'aspirazione ideale ad un linguaggio perfetto, a un Latino dell'intelletto, a un sacro commento per la redenzione attraverso i sogni. Non è il sogno ad essere sacro, ma il potere dell'interpretazione che si universalizza e si fa metodo. «Guardate, arriva il sognatore» si dice ironicamente di Giuseppe nel Pentateuco; eppure la sua fama non è dovuta al fatto di essere un sognatore, ma un interprete cl. i sogni. Così avviene per Freud, dove traspare l'idea che il sognatore si acquisti la fama non attraverso «sogni di gloria», ma attraverso l'arte o scienza dell'interpretazione dei sogni, che egli chiamò, appunto, «la via regia». Il nome «Sigmund Freud» è anch'esso una soluzione maldestra, poiché in questa lotta con l'angelo dell'inconscio, con i pensieri evasivi del sogno- che costringono Freud a eliminare così numerosi strati di idealizzazione, e così numerose formule eufemistiche-, alla fine non restano che nomi feriti. Solo questa emersione dal suo inconscio ci permette però di sapere con che cosa abbiamo a che fare: profanazione, calunnia, auto-diffamazione, equivoco, distorsione, ambivalenza, spostamento, repressione, censura. Freud non maledice né benedice questo sapere ottenuto a così caro prezzo; la sua grandezza, in definitiva, risiede forse proprio nel suo stile morale, nel non cercare né attenuanti né colpe nella natura umana. Da Freud passo ora a Wordsworth, secondo quanto suggerito da Freud stesso: «prima di me ci furono i poeti». Il testo è tratto dai Lucy Poems, un gruppo di brevi liriche sulla morte di una giovane fanciulla, un motivo che risale alla tradizione greca e che evoca tre temi particolarmente intensi: l'incompletezza, il lutto e la memoria. 106

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