Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

È una logica nella quale le categorie empiriche, concrete, servono a rappresentare ed elaborare idee astratte. Una logica che configura i problemi come contraddizioni che «possono venir sanate rivelando un tertium quid, talora persino fittizio»6 • L'antropologo francese Dan Sperber7 sottolinea la necessità di rendere esplicito l'implicito concetto di pertinenza adoperato nei miti. Infatti, il «pensiero positivo» e il «pensiero mitico (o selvaggio)» differiscono nel far la selezione di ciò che è pertinente in un caso e nell'altro. Lo stesso Sperber ricorda, inoltre, che la propensione umana alla classificazione, ipotesi centrale del lavoro di Lévi-Strauss, acquista nel pensiero mitico un valore ben diverso da quello che ha nella tassonomia scientifica. Le istituzioni totemiche8 non intendono tanto descrivere sistemi preesistenti quanto crearli. Le classificazioni mitiche o simboliche «...cercano di istituire delle differenze e delle somiglianze, rivelando così un tipo particolare di creatività»9 • Questa idea è estremamente importante per analizzare il valore simbolico di un mito, quello di Babele nella fattispecie. Il mito e la psicoanalisi. L'ipotesi di Bion Affrontando il discorso sul mito di Edipo, sulla descrizione jahwehistica della Creazione e sulla narrazione della costruzione della Torre e della città di Babele, Bion scrive: «Gli elementi di ciascuno di questi tre miti assomigliano agli elementi degli altri due; da essi possono facilmente essere tratte rappresentazioni simboliche della sessualità orale e della dispersione, del Super-lo instauratore di rimozioni, del legame per mezzo del linguaggio, dell'apprendimento e dell'auto-conoscenza, della sessualità genitale (per es. la torre e la città). Le differenze tra i loro contenuti manifesti sono dovute alla forma della narra165

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