Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

tera di Freud e Fliess - alla fine, magari, un altro aspetto di ciò che si è definito la Cosa impenetrabile. Il linguaggio balzacchiano, quando arriva a toccarla è, quasi suo malgrado, un linguaggio di godimento. «Le afferrò le zampe e il muso, le torse le orecchie, la rovesciò sul dorso grattandole i fianchi caldi e serici...». Un ultimo gioco corpo a corpo, quando il soldato afferra la coda della pantera per il fiocco terminale «pour en compter les anneaux noirs et blancs, ornerrient gracieux qui brillait de loin au soleil comme des pierreries», vale da figurazione, nemmeno troppo schermata, di un atto sessuale. Anello anello... Une passion dans le désert ci impiglia in una variante inattesa di quella verità che fa il succo del già citato scritto freudiano Il disagio della civiltà, affermando che qualcosa nell'essenza stessa della funzione sessuale ne inibisce il soddisfacimento. Tale verità, risuggerita dalla storia di una passione fra un uomo e un animale, assume un tono curiosamente ironico, e rinvia una volta di più a quel carattere di tromperie, cui ho accennato. Il racconto sarà ingannatore in quanto scherma una impossibilità assoluta, dietro una inconciliabilità occasionale di tipo biologico o, se si vuole, dietro un'impossibilità da «storia naturale». Però non è la sola occasiùne in cui esso si fa gioco del lettore: il carattere estremo della passione che racconta si svela nella indecidibilità fra tragico e comico. Le descrizioni della pantera delle quali ho esibito qualche passaggio, somministrano un punto d'appoggio allo sviluppo del mio discorso. Mi riferisco agli «anelli bianchi e neri» che ornano la coda dell'animale (ma anche agli analoghi «jolis bracelets» intorno alle zampe); e alla sfolgorante bianchezza delle cosce e del ventre. 16

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