Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

te» in ceco che in questo caso gli ha fatto sognare, in italiano, una parola come seme, prodotta lasciando cadere le liquide e togliendo il tratto di sonorità alle consonanti sonore dalla parola morto «zemrel» nella propria lingua. Un seme "alieno" e la morte propria. L'esperienza della mia propria analisi e quella successiva come analista, mi permettono oggi di ipotizzare che il nucleo fonologico ha sempre a che fare con il liquido, la diffusione seminale, lo sperma e la panspermia. L'assalto traumatico al sogno ci mette in definitiva alle prese con il nostro fondamento psicotico. Un mio sogno valga da esempio unico. Svegliandomi ho la sensazione di cogliere fortunosamente un'immagine che non era destinata a farsi afferrare; in un appartamento sono depositati degli aghi di conifera. Tutto qui. Ma come seme si articolava con morte nel sogno di Jakobson, anche per me i primi pensieri al risveglio mi portano a notare che si tratta di una stanza da bagno, che gli aghi si accumulano in un alto strato formando come un imbuto in un piatto da doccia, e che infine su questo strato si accende luminosamente un'insegna che è una marca, un logo reclamistico. Mi colpisce che si tratta della marca dell'Acqua Velva, una lozione dopo barba. Solo a questo punto realizzo in un istante che l'alto strato di aghi depositato è formato di aghi di pino e che Pino è il diminutivo di Giuseppe con cui in famiglia veniva chiamato mio padre. È una sbalorditiva, efficace rappresentazione del godimento del padre, legato al nome. Il godimento è sessuale (Velva - vulva) ma solitario come una rasatura. Un godimento unilaterale, solo maschile ("Pino solitario ascolta" è la canzoncina che la radio diffondeva al ritorno di mio padre dalla prigionia, ritorno da cui nacquero altri figli), su cui il marchio luminoso accende un segnale d'allarme, evoca il grande mito delle origini dei Dialoghi d'amore di Leone Ebreo. A monte della genera35

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