Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

strutture descrittive e discorsive tanto più "in sé": «nonrepresentational», avvertiva l'autore. «Astratti», qualcuno ha detto in seguito, se si osserva la qualità degli artifici formali che in modo più evidente straniano la narrazione: lo sfrondamento sintattico, il rilievo abnorme del dettaglio sul contesto, la perdita di contorno e la "sgranatura" cromatica dell'immagine. Alleggerita dal guscio duro della descrizione e della diegesi, di cui rimarranno pochi "telegrafici" residui, l'immagine narrativa buca la superficie orizzontale del racconto, e si lancia incontro al lettore come dotata di energia propria, forte di una sostanza, visiva, fonica, cinesica, che sopravanza il contesto narrativo15. Dunque, la sollecitazione astratta oltre che a livello macrologico-diegetico lavora poderosa a livello micrologico, nella costruzione dei segmenti scenografici, e nella lavorazione ottica delle singole immagini che lo compongono. E la scrittura, come una moviola, seleziona alcuni segmenti su altri e li scompone, a rivelare l'esistenza di molteplici virtuali frammenti nel frammento su cui eventualmente "fissare" lo sguardo. Pensiamo a proposito a certi squarci di paesaggio in Living, ove l'operazione telescopica, sul cielo poi sul giardino e infine dentro la casa, travolge l'ordine sintattico e si mangia gli articoli: Evening. Was spring. Heavy blue clouds stayed over above. In small back garden of villa small tree with yellow buds. On table in back room daffodils, faded, were between ferns in a vase. Later she spoke of these saying she must buy new ones and how nice were spring flowers. (Living, p. 11) (Sera. Era primavera. In alto, pesanti nuvole azzurre, ferme. In piccoli giardini interni di casa, piccoli alberi con germogli gialli. In stanza sul retro, tavolo con narcisi, sfioriti, nel vaso tra foglie di felce. Più tardi lei ne parlò dicendo che doveva comprarne di nuovi e come erano belli i fiori di primavera.) 155

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