Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

mentazione linguistica in terreno «protetto», articolata su variabili che restringono il rischio della navigazione nella lingua «in mare aperto». Ma oggi, la situazione è cambiata. Oggi, sappiamo che nessuna delle funzioni della parola e della lingua può essere impunemente buttata a mare. «Funzione-Artaud»: déchet Il Novecento ci consegna il suo patrimonio, ma il vero orizzonte della poesia è il futuro, l'unico punto da cui guardare alla nostra eredità. Così Porta legge quella «tradizione del nuovo che accomuna la Bagdad del secolo X e l'Occidente alle soglie del mitico duemila»; così, tra simbolismo e futurismo, per rinnovare la poesia russa, Mandel'stam torna a Dante. Mai si era trovata nella posizione che abbiamo descritto, la poesia. E in questa posizione ci appare, sensibilmente, uno straccetto fatto di niente. Spogliata dei grandi statuti della tradizione, in preda alle oscillazioni del secolo, la poesia non cede alle riduzioni, agli impoverimenti della lingua, alle facilitazioni. La radicalità dell'esperienza di questa poesia - e pensiamo a Pessoa, Rilke e Mandel'stam, Eliot, Thomas e Montale, la Plath, Celan e altri ancora - è risolta in un'arditezza formale non certo minore di quella del passato. È questa l'unica scuola individuale e solitaria. Senza ripari, questa poesia svela la sua natura eroica. Nulla le toglie quel senso di nudità, di «povertà» su cui sembra edificata. Allora ci appare come uno straccetto, nella sua povertà istituzionale e nella sua nudità di mezzi, miracolosamente strappata alla cancellazione in agguato. Zanzotto parte da un nulla 1 9 , dai «terreni di deiezione», da un «ovile» o da una «gallina», per parlare della poesia. 63

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