Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

porta senza riportare nulla, [verso chi ammortizza ogni movimento,] verso chi descrive. La deduzione, in poesia, va intesa letteralmente come uscita - regolare nella sua inclinazione e occasionale nella sua struttura - dai limiti di ciò che è stato detto. 25 Comparo, dunque sono - potrebbe dire Dante. Egli fu il Cartesio della metafora. Perché solo attraverso la metafora si rivela alla nostra conoscenza (e dove prenderne un'altra?) la materia; perché non c'è realtà fuori dalla comparazione, perché la stessa realtà è comparazione. 26 Consentitemi di portare un esempio illuminante, che coinvolge la Commedia intera. L'Inferno è il limite estremo delle fantasticherie urbanistiche dell'uomo medievale. È la città universale nel vero senso della parola. Cos'è al confronto la piccola Firenze, con la sua «bella cittadinanza», educata a un nuovo ordine, aborrito da Dante! Se mettessimo Roma al posto dell'Inferno, la differenza non sarebbe poi grande. Così la proporzione Roma-Firenze poteva essere l'impulso originario di quell'impeto di cui l'Inferno è il risultato. 27 La lettura della Divina Commedia deve essere preparata come un enorme esperimento d'interpretazione. Di per sé questa lettura costituisce un'esperienza scientifica. 43

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