Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

che al latino maccheronico. E c'è anche l'impeto grandioso verso la parlata della provincia nativa - l'inclinazione toscana. 16 Dante non guarda alla lingua come a qualcosa di isolato e ragionevole. Le sue serie lessicali sono barbarizzate da parte a parte. Dante aggiunge sempre un additivo barbarico alla lingua perché sia in salute. Un particolare eccesso di energia fonetica lo distingue dagli altri poeti, italiani e di tutto il mondo. Pare quasi che non parli soltanto ma mangi e beva, imitando ora gli animali domestici, ora il frinire e il ronzare degli insetti, ora il pianto querulo dei _ vecchi, ora il grido dei torturati sul cavalletto, ora la voce delle prefiche, ora il balbettio di un bambino di due anni. La fonetica della lingua parlata è per Dante solo un punteggiato, un segno convenzionale... 17 Ecco un esempio: d'un tratto, il canto XXXII dell'Inferno si ammala di barbara slavicità, irripetibile e intollerabile per l'orecchio italiano... Il fatto è che l'Inferno, considerato come una problematica, è dedicato alla fisica dei corpi solidi. Così, nelle diverse vesti sociali- nel dramma storico come nella meccanica del paesaggio onirico - viene analizzata la gravità, il peso, la velocità, l'accelerazione del corpo che cade, l'inerzia rotatoria della trottola, il movimento della leva e dell'argano, e, finalmente, l'andatura umana, il passo [come inizio di ogni azione], come l'aspetto più complesso del moto, regolato dalla conoscenza7. Più ci si avvicina al centro della Terra, alla Giudecca, 40

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