Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

è «annientamento dello spirito». È una conclusione che Fussell fa propria, e che anzi, sembra costituire il leit-motiv, la trama segreta di Tempo di guerra. Ma la guerra è anche un coacervo di errori, di menzogne, di ipocrisia. Se il generale Eisenhower ha potuto intitolare le sue memorie Crociata in Europa, McCallum, molto più crudamente - e sinceramente - afferma: « È la guerra, e credere che essa sia qualcosa di diverso da un mucchio di uomini che si uccidono l'un l'altro, è pretendere che non sia così». E che, in fondo, anche Eisenhower, a un certo punto, se ne fosse reso conto, lo testimonia un passo del suo libro che Fussell cita (e non è il solo a farlo, proprio per la verità che in esso si esprime: lo ritroviamo, per esempio, nel pur conciso Biographical Dictionary ofWordl War II, di Christopher Tunney [Londra, 1972]). Dopo i combattimenti per la sacca di La Falaise che seguirono lo sbarco in Normandia, Eisenhower ammette: «Era letteralmente possibile camminare per centinaia di metri non incontrando nient'altro che morti e carne in putrefazione». E aggiunge - anche se Fussell non lo cita - di avere assistito a uno scenario «che avrebbe potuto essere descritto da Dante», a un Inferno. Ma, accanto a queste pagine, e poche altre, che della guerra presentano la verità, quante altre, invece, non sono altro che una proposizione dei «nobili sentimenti» e delle finalità «ideali» degli anglo-americani! Fussell non si perita, e ripetutamente, di citare taluni tra i brani più gonfi di retorica, e non privi di cattivo gusto, dei discorsi di Churchill; ed è particolarmente severo con quegli scrittori, già in qualche modo degni di stima per i loro scritti precedenti, come, in primo luogo, il poeta Archibald Mac Leish, allora «Bibliotecario del Congresso», che in una conferenza del 1940 «ritenne suo dovere didattico esortare gli scrittori americani... ad abiurare la concezione critica e disillusa della guerra mostrata da Dos Passos e da Hemingway, come da Barbusse e Remarque», i cui libri, sono parole di Mac Leish, «hanno fatto di più 179

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