Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

diario di lavoro «Armiamoci e partite» 1. Le professioni «impossibili» In uno dei suoi ultimi scritti, Analisi terminabile e interminabile (1937), Sigmund Freud, con la puntigliosa acribia che gli è propria - e rientra anzi, potremmo dire, in uno dei suoi maggibri insegnamenti «metodologici» - riprende il tema dei risi.iltati cui può pervenire la terapia ·psicoanalitica.Mostrandone le difficoltà, e i limiti, egli si pròpone, tra l'altro, di sottolineare l'alta responsabilità del terapeuta e la necessità, se si vuole diventarlo, del passaggio attraverso «l'analisi personale, dalla quale prende le mosse la sua preparazione per l'attività futura». Vi imparerà, tra l'altro, a evitare «le aspettative esagerate» e a non porre «all'analisi còmpiti estremi». Dovrà pertanto rendersi conto della «impossibilità» di analizzare. Una «impossibilità» cui Freud aveva già accenriato nella breve Prefazione a «Gioventù traviata» di August Aichom (1925), dove aveva affermato, proprio riferendosi a se stesso, «Avevo sì fatto mio sin dai primi tempi il vecchio adagio delle tre professioni impossibili (l'educare, il curare, il governare), ma ero comunque occupato fino al collo con la seconda di esse».Ora, a dodici anni di distan172

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