Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

mutò, grazie ad Atene, «da processo estensivo a processo intensivo», e che questa fu «l'epoca che a giudizio dei posteri si impose come culmine della civiltà ellenica». Se il paragone regge, allora i miei quattro temi sembrano convergere non solo sul nostro argomento e sulla nostra epoca, ma anche in questo luogo. Sarebbe piacevole pensare che gli psichiatri sono oggi destinati a fare da guida alla civiltà nei suoi ulteriori sviluppi. Se ho dato l'impressione di pensarla così, il mio discorso non ha raggiunto gli scopi che si prefiggeva. Per una comunità, una cosa è trovarsi in una situazione di rischio, ma tutta un'altra cosa è affrontarla e venirne fuori, come la nostra analisi ha chiarito. In primo luogo bisogna recepire la natura del rischio e il rischio stesso. Ma quanto ciò sia difficile lo si vede dalla ovvia constatazione che non possiamo neppure essere sicuri di intendere tutti la stessa cosa quando parliamo di «impulsi emozionali inconsci». Per quanto mi riguarda so fin troppo bene che sto parlando di fenomeni osservabili durante una relazione psicoanalitica, ma non ho ragione di credere che questi fenomeni coincidano con quelli indicati con gli stessi termini da studiosi che si avvalgono di metodi diversi. Ricordiamo che, per quanto si è visto a proposito della trasmissione delle intuizioni dei primi maestri nel campo dei rapporti personali, questa dipende in grandissima parte dalla selezione e dalla formazione dei discepoli. Essi devono essere, ma raramente sono, capaci di fungere da guida, e inoltre devono essere in grado di fare qualcosa di più che non imitare semplicemente il pensatore originale. Inoltre si deve_trovare un mezzo che permetta di studiare e di registrare quel particolare genere di fatti di cui ci occupiamo - ricorderete a questo proposito le mie osservazioni sulla mancanza di materiale su cui fondarsi per esprimere un qualsiasi giudizio sulle relazioni inter157

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