Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

Il luogo della fobia e la figura dell'ebreo straniero Prime considerazioni su un «Decalogo» cristiano L'ebraismo passa nel cristianesimo, e, come il trauma, passa inavvertito. Come qualsiasi evento traumatico è in realtà un trauma sessuale, e come tale si rappresenta nel rapporto sessuale che un soggetto intrattiene, così ogni fantasia di mutilazione, dal timore della perdita del pene a quattro anni, in poi, è il tentativo di guadagnarsi, attraverso una lucidità nella visione di Dio, la supposta familiarità ebraica con la capacità di sopportare il godimento del padre, quel vedere «nitidamente» i contorni delle cose che accosta nell'adolescenza le «silhouettes» dei sogni al proporsi di una sessualità propria accanto a quella paterna: un vedere «nitidamente» i contorni delle cose che è l'esito momentaneo di un colpo, di un incidente, di una ferita e il cui desiderio spinge il soggetto a procurarsi piccoli, o gravi, danni, dove il sangue, più o meno simbolico si contrappone al sangue mestruale che al contrario toglierebbe lucidità alle donne nei loro periodi. _ L'ebraismo passa nel cristianesimo attraverso le fantasie di mutilazione, ma l'intelligenza del luogo della fobia che, come avremo altra occasione di vedere, è pre-cristiana, si muta per la nostra morale nella lucidità visionaria di audaci sortite che appartengono al campo dei cristia15

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