Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

NOTA INTRODUTTIVA Questo lavoro di Bion, poco noto anche perché mai più ristampato dopo il 1948, è forse l'unico in cui l'autore indica chiaramente la possibilità che le teorie possono, anzi, devono, avere degli sbocchi pratici al di fuori del campo delle psicoterapie. Nei lavori precedenti a questa data, in quelli che seguiranno sui gruppi, e .ancora di più nei lavori di psicoanalisi teoretica e clinica, Bion scrive (o parla) all'interno di un universo abbastanza fermamente delimitato, quello della psicologia dell'individuo, o del gruppo o della coppia analitica. Qui, invece, gli psicologi e gli psichiatri sono invitati ad uscire da quell'ambito limitato e ad usare le loro conoscenze specifiche rispetto al materiale grezzo del «grande mondo», non più, quindi, all'interno delle situazioni un po' «da laboratorio» dei diversi «setting» ma nella realtà esterna, allo scopo di conseguire un fine ben preciso. Sia l'occuparsi dei fatti sociali nel loro insieme, sia l'idea di fare questo con uno specifico scopo operativo, sono fatti abbastanza insoliti nella letteratura psicoanalitica, ed altri esempi di questo tipo (anche nelle opere dello stesso Freud) possono quasi sempre essere ricondotti ad una situazione storica contingente in cui una crisi sociale rischia di sfociare in guerra, o questo è già avvenuto. Il lavoro di Bion non fa eccezione, anche se la data del discorso, gennaio '47, cade già dopo la seconda guerra mondiale. La crisi di cui l'autore parla è un'altra, una crisi con cui conviviamo tuttora, e che attende ancora il contributo di ognuno perché la si possa superare. Bisogna forse chiedersi se la mancanza di risonanza di questo scritto di Bion sia attribuibile ad una «disapprovazione» da parte 137

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