Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

gnato sulle montagne, dai suoi parenti-spiriti. La caccia all'orso non ha sempre un esito felice. Può avvenire che la vittima sia un cacciatore. Allora i parenti del morto vanno nella taiga e cercano l'orso assassino. Dopo averlo ucciso, lui o un altro orso, lo smembrano senza altra forma di rituale. Poi avvolgono il corpo del cacciatore ucciso nella sua pelle. Accecati dalla vendetta, lo crivellano di coltellate, dicendo: «È così che tu hai fatto, patirai la stessa sorte; è così che tu hai fatto, muori dunque anche tu nello stesso modo». Dal momento che l'orso ha ucciso un loro parente, i Nivkh non mangiano la sua carne. Lo smembrano e gettano carne e grasso ai quattro venti. Per i Nivkh, un cacciatore che è stato ucciso o ferito da un orso, gli appartiene. Non si può incenerirlo come un uomo morto di morte naturale. Nella taiga, si costruisce una gabbia identica a quella in cui, al villaggio, si alleva un orso, e vi si colloca il defunto. La sua anima non raggiunge il mondo comune dei morti che si trova sotto terra, ma sale alle montagne per raggiungere gli uomini delle montagne. Lassù, dicono i Nivkh, non dimentica i suoi parenti terrestri; li aiuta a cacciare gli animali nella foresta e li protegge dalle malattie. Se è importante aver presente l'insieme dell'ambiente, sia biologico che culturale, nel quale avviene la simbiosi dell'uomo con l'animale19 , appare difficile immaginare l'atteggiamento mentale degli uomini verso gli animali prima della domesticazione, senza rischiare l'anacronismo. Come venivano considerati questi animali quando non si sapeva ancora che erano addomesticabili? Si faceva già la differenza tra gli onnivori e gli erbivori? Possiamo pensare che la relazione con quelli che producevano latte o quelli che le donne potevano allattare, quelli che restavano nei paraggi dell'uomo o quelli che lo fuggivano, ecc. ha indotto a comportamenti religiosi e magici (di cui 57

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==