Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

42 giunsero il massimo della diffusione, me ne rimasi all'interno della tenda praticamente tutto il tempo, a meno che non soffiasse un forte vento, perché le bestie più sanguinarie nella regione artica non sono i lupi, ma le insaziabili zanzare. Le mie precauzioni per non disturbare i lupi erano superflue. A me era stata necessaria una settimana per valutarli, ma loro dovevano aver valutato me al nostro primo incontro; e pur non mostrando alcun eccessivo disprezzo nei miei confronti, fecero di tutto per ignorare la mia presenza, e in realtà la mia stessa esistenza, in modo totale, quasi sconcertante. Del tutto per caso avevo piantato la mia tenda a dieci metri da una delle piste principali usate dai lupi quando si recavano alle loro riserve di caccia a ovest e ne provenivano; e solo alcune ore dopo che mi fui installato uno dei lupi tornò da un'escursione e scoprì me e la mia tenda. Aveva terminato una notte di duro lavoro ed era evidentemente stanco e ansioso di andarsene a dormire a casa. Raggiunse la cima di un piccolo rilievo a cinquantametri da me, con la testa abbassata, gli occhi semichiusi e una certa aria preoccupata. Ben lungi dall'essere la bestia incredibilmente vigile e sospettosa dei racconti, questo lupo era così assorto nei suoi pensieri che giunse diritto a quindici metri da me e sarebbe potuto passare proprio davanti alla tenda senza assolutamente vederla, se io non avessi sbattuto il gomito contro la cuccuma del tè, producendo un sonoro rumore metallico. Il lupo sollevò la testa e spalancò gli occhi, ma non si fermò né esitò. Una breve occhiata di sbieco fu tutto ciò di cui mi degnò mentre proseguiva per la sua strada. Era vero che non volevo farmi notare, ma mi sentivo a disagio nell'essere ignorato così totalmente. Comunque, durante le due settimane che seguirono, diversi lupi usarono la pista che passava davanti alla mia tenda quasi ogni notte: mai, tranne in un'occasione memorabile, rivelarono il

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