Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

NOTE 1 Mi riferisco agli studi recenti di etnobiocenotica, cioè di etnobotanica e di etnozoologia che collocano le società umane nei diversi ecosistemi della biosfera e, ponendo la correlazione con l'ambiente, fanno emergere la trama animale e vegetale della storia umana. Di essa allora l'uomo non è più il solo protagonista: gli sono accanto le piante, gli animali, i microrganismi, e il clima, la terra, il mare. In questo orizzonte storico più denso e popolato sfumano i confini tra natura e storia·: si rivelano per quel che sono, prodotti culturali, su cui occorre ritornare a riflettere per pensare una storia naturale che parli il linguaggio dell'uomo, così come le tracce dell'uomo sanno di cielo e di terra e le società rimandano alle piante e agli animali. Trama vegetale e animale dell'uomo e delle società, dunque, ma anche storia degli animali e delle piante svolta unitamente e in connessione con gli ecosistemi e l'intervento umano. È solo con lo sguardo ecosistemico che possiamo intravvedere questa storia fuori dall'ottica strettamente umana o di quella della naturalità pura e rarefatta in astrazioni fuori dal tempo. Gli elementi di storicità propria delle piante e degli animali si mostrano solo nella complessa interazione di questi mondi con quello dell'uomo. 2 La nostra è una civiltà tlell'animale e della carne come ben sappiamo, non solo perché ha fatto della carne un alimento quotidiano, ma lo è anche nella scelta come amici di altri carnivori. Così la sua stessa zoofilia è zoofagia per Paul Yonnet (1985). Non è casuale che Roland Barthes parli di una mitologia sanguigna del vino e della carne (Mythologies). C'è una strana attrazione per la crudità, insieme alla repulsione. È un succhiare la vita, la forza, la sessualità, il nutrirsi di carne, ancora oggi nel disincanto della modernità. Per questo occorre ritornare al cacciatore e al pastore, al fondo oscuro indoeuropeo: c'è qui un aspetto inquietante della nostra storia che traspare nell'attrazione e negli interdetti che accompagnano la carne, con il suo carico di sacrificio e di morte. Ci sono le astuzie e i camuffamenti che controllano il senso di colpa o praticano la purificazione: è questa una delle funzioni degli aromi. E c'è il nesso con la sessualità che accompagna la figura del macellaio o la festa dell'uccisione del porco. Non per altro poniamo ancora n.ella carne la reintegrazione delle forze e il vigore fisico. Per Louis Dumont e Mashall Sahlins, la rapina utilitaria e pratica è nel pensiero moderno la sola chiave per spiegare ogni atto e contenuto sociale. Qui l'animale ha una funzionalità di primo grado e partecipa, suo malgrado, all'avventura mitica dello sviluppo economico e a un programma di incivilimento, in una logica di esclusione, non di inclusione o di autonomia. Ed è Descartes che teorizza l'animale-macchina, interamente sottomesso ai disegni e 38

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