Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

D'une araignée l'autre L'immaginario del ragno presenta già nel suo «mito fondatore», la metamorfosi di Aracne, quella somma di ambiguità che lo renderanno di volta in volta luogo privilegiato di attrazione o repulsione. V'è innanzitutto l'ammirazione incondizionata per l'abilità del ragno, il fascino esercitato prima ancora che dalla perfezione del risultato, dal farsi dell'opera stessa, per cui il sapere in essa implicito si fa ragione e «forma» di chi lo detiene; di qui la sua possibilità di costituirsi a metafora della creazione cosmica, del demiurgo e più in generale di ogni operazione complessa e strutturata, come il pensiero. V'è poi il carattere istintuale, aggressivo, dell'insetto: Aracne non è intimorita dalla presenza della dea e rinnova la sfida; di fatto, come element.o naturale, non sarà sconfitta, ma la dea, rivelandosi lei sì afflitta da sentimenti umani, la punirà per gelosia. Oltre alla bellezza del risultato, ciò che Atena non gradisce è il tema scelto da Aracne, gli «Amori degli Dei», l'esaltazione, che finisce anche con l'essere denuncia («colpe degli dei»), di un loro comportamento troppo distante da quella maestosità che aveva invece guidato la rappresentazione scelta da: Mi-. nerva. La pulsionalità cui sembra improntata l'immagine 162

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