Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

cidentale. Freud risponde a giro di posta (20.2.29): si dichiara favorevole all'organizzazione in questione, ma un po' addolorato che «Lei non si aspetti da me nient'altro che il mio nome». Nella sua lettera (18.2.29) Zweig evitava un'espressione così esplicita e, secondo me, non a caso: «Noi La preghiamo, egregio signor Freud, di dare la Sua adesione semplicemente apponendo la Sua firma al nostro comitato onorario»... «non Le verrà chiesto per alcun motivo nient'altro che di legittimare la cosa tramite il peso della Sua persona». [Nota: questi rilievi, cioè che il termine NAME=NOME viene accuratamente evitato da Zweig, che si riferisce invece a cose concrete: FIRMA, PERSONA, mentre viene subito utilizzato da Freud nella sua risposta (Ma come, non mi chiede altro che il mio NOME?), non sarebbero stati possibili a partire dalla traduzione inglese, che invece di FIRMA e di PERSONA fa già dire NOME a Zweig tutte due le volte. Avverto, quindi, che mi riferirò sempre al testo originale tedesco, e non è un avvertimento inutile, poiché baso gran parte della mia analisi proprio su particolarità che nella traduzione inglese spariscono, mentre altre compaiono dal nulla.] Riportiamo ora la risposta di Freud nel suo crescendo, che culmina nel famoso «Ich muss doch in erster Linie Psychoanalytiker sein, mein Schicksal erfiillen», «Devo prima di tutto essere psicoanalista, seguire il mio destino». Dunque, riassumendo, Freud scrive: d'accordo che non ho molto da dare, ma mi addolora che mi chiediate solo il nome. Invidio Einstein, la sua giovinezza, la sua forza. Cercate anche altri soci migliori di me. Cercate soldi. So ben io le miserie delle organizzazioni senza fondi (con riferimento alla sua casa editrice). E poi «io prima di tutto devo essere psicoanalista». Se la dottrina di Hermann dell'istinto filiale8 , per cui è il figlio che fa la madre (ma anche il padre) con il suo ap98

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