Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

ri che Bruno possedeva dietro la villa", è qui molto più determinata, "uno dei due", è in compagnia di un altro personaggio, Bruno, non ha più la vaghezza che i pastori, divenuti contadini, da nomadi a stanziali, le conferivano. Per di più, "era al loro servizio proprio per aiutarle a sorvegliare il bambino". E con il piccolo sorvegliato si dirige verso la città. Lo porta ora al convento delle Orsoline, e così il Conservatorio perde la sua misteriosa essenza originale, oggetto solo, per molto tempo, di vaghe allusioni e furtivi rimpianti. Ora, "sulla porta del convento suor Maria parlava con una contadina". Ecco, si parla molto. Tante spiegazioni, tanti perché, tanti le disse e le rispose. Tanti personaggi, tanti bambini. "Sono trenta, aggiunse, e ci danno molto da fare". Bilenchi non va oltre il rifacimento del VI capitolo. Il ritorno alla prima versione ci riporta al silenzio. "Il deserto era l'argomento del libro... che tutti i ramarri, le farfalle, i fiori sparissero dalla terra. Non udiva più le parole della mamma ... Alle crete sorgeva un castello. con un torrione. "Contemplava l'erba, gli alberi e taceva..." "I campi, di qua e di là dalla valle, continuavano nel loro colore ora verde, ora rossiccio, ora giallo a seconda delle stagioni". "Talvolta sdraiati, quasi schiacciati sui massi posti in mezzo al fiume o presso le rive, stavano, nudi, ragazzi di campagna... Sembravano nati lì come i pesci, i massi e ormai elementi necessari del fiume e dell'aria". Il solco del fiume segna una prima separazione. Non ancora tra le forme, forme umane e forme della natura, che i colori, ora verde ora rossiccio ora giallo, due colori del sole, e uno di fondo, quel colore verdastro del mare joyciano, ancora collegano, ma nel territorio. "In quei giorni, per avere abbandonato le colline, gli pareva di aver perduto una parte di sé", la barriera taglia la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico, "gli ap9

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