metrici che Leibniz conduce sulla scorta della persuasione aristotelico-scolastica che ogni proposizione debba essere una proposizione soggetto-predicato. Vi sono tre modi, scrive Leibniz, di considerare il rapporto di L rispetto ad M. Come rapporto della più grande L rispetto alla più piccola M, nella relazione soggetto-predicato, «L è più grande di M», in cui L è il soggetto e «più grande di M» è il predicato. Come rapporto della più piccola M rispetto alla più grande L, nella relazione soggetto-predicato, «M è più piccola di L», in cui M è il soggetto e «più piccola di L» è il predicato. Infine, come qualcosa di «astratto» tra le due, cioè come rapporto tra L ed M, senza decidere che cosa è «anteriore» e che cosa è «posteriore», che cosa è «soggetto» e che cosa è «predicato», in cui L e M sono «fuori» dai soggetti, e si può dire che, in quanto fungono da predicati, hanno «una gamba nell'uno ed una gamba nell'altro soggetto»35 • Ciò che vuol dire qui Leibniz è che, nei primi due casi, io ho delle relazioni soggetto-predicato in cui, rispettando le regole della teoria tradizionale di questo tipo di relazione, stabilisco prima che cosa sia la sostanza e che cosa sia il predicato, e, dunque faccio venire la sostanza prima, cronologicamente e logicamente, del predicato, nel terzo caso, quello delle relazioni logiche «astratte», che prescindono da qualsiasi relazione a cose concrete, io trasgredisco invece i precetti della teoria della proposizione soggetto-predicato, e, dunque, non stabilendo prima che cosa è soggetto e che cosa è predicato, che cosa viene prima e che cosa viene dopo, creo una relazione in cui il rapporto, L è più grande di M, implica «insieme» e senza nessuna separazione cronologica, M è più piccolo di L. È per tale motivo che, in quest'ultimo caso, L e M si possono reputare «fuori» dai soggetti, e, quando fungono da predicati, hanno una gamba nell'uno ed una nell'altro soggetto, perché essi sono «simultaneamente» uno soggetto e predicato dell'altro, laddove nella relazione abi76
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