Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

ne del calcolo infinitesimale, i rapporti di rivalità che normalmente nascono tra studiosi delle stesse discipline, la diversità delle nazioni di origine e della tradizione culturale di provenienza, essendo Clarke il figlio, oltre che di Newton, di More, di Locke e di Boyle, Leibniz, di Tomasius, di Spinoza e di Cartesio. 3. Ma, come si dice, se Atene piange, Sparta non ride. Se Clarke aveva urtato, nel documentare la validità della dottrina newtoniana, contro la difficoltà insormontabile di percepire uno spazio ed un tempo vuoti, Leibniz non aveva incontrato minori difficoltà a conciliare la tesi che lo spazio ed il tempo fossero finzioni, frutto della fantasia, con la tesi che entrambe queste entità sono categorie dell'intelletto e concernono la sostanza monadica. Leibniz è estremamente persuasivo, quando si propone di dimostrare che il tempo e lo spazio non sono nulla «fuori» dalle cose temporali33 , ma poi le sue argomentazioni vanno in frantumi per quei motivi di cui si è detto, superiori ed astorici, che urgono e si beffano anche dei ragionamenti più eloquenti ed efficaci. La prima argomentazione di cui egli si serve è quella, celebre, dell'albero genealogico. Guardando un albero genealogico e le sue «linee», che «rappresentano» il numero delle generazioni in cui ogni individuo trova il suo «posto», sorgono spontaneamente nel nostro pensiero, egli scrive, le relazioni, «nonno di», «padre di>>, «figlio di» e «nipote di», ma a nessuno verrebbe mai in mente di far corrispondere a quelle «rappresentazioni» dei «posti» o delle «linee» reali, o di ipostatizzare queste relazioni di parentela. È chiaro, infatti, che ci troviamo davanti a posti, linee e relazioni ideali, prodotte dalla fantasia, ed il tempo e lo spazio assoluti di Newton non sono nient'altro che queste ingiustificate ipostatizzazioni34 • La seconda argomentazione è quella dei rapporti geo75

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