in molteplici occasioni, sia nei Nuovi saggi, in cui aveva già sostenuto che l'istante, il luogo ed i movimenti fisici uniformi ci sarebbero, e sarebbero determinati, anche quando in natura non ci fosse alcun movimento uniforme, che rappresenti il tempo, o anche quando nello spazio e nel tempo non ci fosse alcun corpo4 , sia nella quarta e quinta lettera a Clarke, in cui dichiara che lo spazio ed il tempo sono «ordini» o «situazioni», che «rendono le cose situabili»5 . Ma, viene da chiedersi, siffatti ordini o situazioni, che rendono i corpi situabili, che cosa sono se non i punti assoluti e fissi di Newton, che preesistono rispetto alle cose, e, se anche fossero «ordini de l l e s i tuaz ioni», come Leibniz specifica e tiene molto a precisare, scrivendolo in corsivo, in che modo identificare le situazioni medesime, se non attraverso i predetti punti, dato che Leibniz non cita più la materia quale possibile fonte di individuazione? D'altra parte, bisogna dire che anche le posizioni filosofiche di Clarke non hanno una vita facile. Lo spazio e il tempo assoluti di Newton, non essendo suscettibili in alcuna maniera di cadere sotto l'osservazione dei sensi, si sottraggono infatti a qualsiasi possibilità di una verifica empirica. Non c'è la minima via d'uscita per sfuggire ad una simile conclusione che contraddice le istanze fondamentali della moderna fisica sperimentale. Clarke è, dunque, obbligato a concedere, sia pure obtorto collo, che, per individuare i punti dello spazio rispetto ai quali un corpo si muove, bisogna presupporre l'esistenza, nello spazio e nel tempo, di oggetti passibili di essere percepiti e provvisti di una forza che li determini in rapporto ad altri oggetti in cui la forza non opera 6 • Cominciano qui ad agire quelle motivazioni sovrapersonali che, come dicevo, inducono i nostri autori a convergere e a raggiungere una certa identità di vedute, contro la loro volontà ed inconsciamente, qualunque sia la distanza delle loro opinioni soggettive. Questa azione di66
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==