Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

que, essi possono affermare che le figure geometriche e le sequenze matematiche sono forme e sequenze ideali. Clarke, al contrario, crede che lo spazio, il tempo ed i numeri hanno un'esistenza reale assoluta, anche a prescindere dalle cose e dagli oggetti che li riempiono e li materializzano. Il suo punto di vista è diverso da quello di Leibniz, che, poi, per intenderci, è il punto di vista del senso comune e del profano, e rappresenta invece il punto di vista del matematico puro e dello specialista, che pensa che un rettangolo o un cerchio o un numero esistono anche senza l'esistenza di una casa o di un tronco d'albero, dai quali astrarre queste figure geometriche e grandezze. Non c'è da stupire, dunque, che, a detta di Clarke, «due» luoghi, benché «esattamente simili» e resi uniformi al massimo dalla più radicale opera di astrazione, non sono «lo stesso luogo» e non cessano di essere «due»3 • Queste sono, almeno in prima istanza, le divergenze di Leibniz e Clarke sulla struttura dello spazio e del tempo. La teoria di Leibniz va tuttavia subito incontro, per sostenersi, a difficoltà insormontabili. Lo spazio, il tempo ed i numeri non possono infatti essere dei puri niente, che spariscono quando dalle figure geometriche e dalle serie matematiche siano tolti via per astrazione gli oggetti che li riempiono. Essi rimangono, e con essi rimangono le figure geometriche ed i numeri, anche quando fossero stati tolti via tutti gli oggetti o anche se gli oggetti non dimostrassero alcun ordine e regolarità, appunto perché devono esistere e guidare la formazione regolare di tali oggetti prima che questi arrivino a prodursi. Non c'è modo di fare affermazioni diverse, anche perché, in mancanza di punti assoluti nello spazio e nel tempo, non ci sarebbe un sistema di riferimento fisso, in base a cui stabilire se un corpo si muove o sta fermo, e, dunque, saremmo impossibilitati a definire lo stato di qualsiasi fenomeno dinamico. Leibniz è dunque costretto, suo malgrado, ad accettare questa teoria «platonica» dello spazio e del tempo, e lo fa 65

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