Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

vicinanza - sembra sprigionarsi. Ulrike, che condivide segretamente il destino tragico delle sorelle di Semele, resta così nel limbo tra l'aneddotica letteraria e il silenzio. Né le sue scarne pagine di memorie la sottraggono a questa natura limbale; se possibile, anzi, la approfondiscono. In esse sembra riflettersi quell'ansia di rimozione, quel diniego a parlare del fratello di cui le fonti ci riferiscono. Eppure è solo la figura del fratello a emergere dalle sue pagine esangui, con l'asciuttezza di un referto. È come se in esse Ulrike proiettasse un silenzio ancor più ermetico su se stessa, camuffandosi più di quanto si esponga, secondo un procedimento guardingo, accurato e non meno pietoso delle rasure che aveva apposto alle lettere del fratello. Le cicatrici di quelle pagine indicano il silenzio che Ulrike vive, occupa, come ordito di lacrime sul foglio bianco di Heinrich. 5. Heinrich trovò infine nella dissoluzione lo scioglimento, l'inveramento della propria natura gemellare, sopprimendo oltre a se stesso una donna che portava il suo stesso nome, Henriette Vogel. La radiosa tetraggine di questa donna, minata da un male incurabile che tanti alibi offre ai nostri deliri di consapevolezza, doveva fondersi mirabilmente con la «tristezza superiore, saldamente radicata e inguaribile» di Heinrich32 • Nelle ditirambiche lettere d'amore che i due si scambiano negli ultimi giorni di vita, Henriette invoca giustamente «il mio povero malato Heinrich», mentre questi la addita tra l'altro come «la mia tragedia, la mia fama postuma»33 • Il macabro rituale del doppio suicidio ci è descritto da Buchholz con una sconcertante grazia tutta kleistiana. Tutto ciò accadeva due mesi dopo l'umiliazione dell'incontro, celebre e fatale, nella casa natale di Francoforte sull'Oder, cui Ulrike era presente, e in cui Heinrich era stato messo di fronte a tutto il suo fallimento. Alla cugina 56

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