Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

per un certo periodo al demanio e febbrilmente dà una svolta ai suoi progetti letterari. Ulrike è con lui. La sorella compare, col suo fecondo silenzio, nel saggio Sulla graduale produzione dei pensieri durante il discorso, in cui il disturbo linguistico di Heinrich, morbosamente intrecciato all'ipocondria, all'ipersensibilità, al solipsismo, non solo si placa, ma si vede trasformato in scena di origine del pensiero. «Ed ecco, quando ne parlo con mia sorella che lavora seduta dietro di me, vengo a sapere ciò che non avrei forse ottenuto con ore e ore di meditazione»22 • Questo dialogo, pur obliquo, è peraltro tipico delle lettere di Kleist, in cui non si fatica a leggere un ininterrotto monologo. È il periodo in cui Kleist perfeziona il suo culto per la declamazione, per la lettura ad alta voce; e studia una speciale interpunzione a sussidio della voce, quella stessa che soleva tradirlo, sprofondarlo nel suo impaccio. In quel saggio, e forse in quei giorni del 1805, tornano i toni dell'idillio; l'accostamento indiretto della sorella alla fantesca di Molière, se non è privo di presunzione, non ha però alcun risvolto ironico. Ma Ulrike e Heinrich non riuscirono mai a convivere a lungo senza che sopraggiungesse tra loro un dissidio; inconfessabile, e forse nota ad entrambi, era la sua ragione. Così la convivenza, ambientata sul Reno, cui Kleist accenna in un saggio di cinque anni dopo, la abbassa invece al rango di una micragnosa massaia, con cui «il destino volle, per sua fortuna, che ci separassimo»23 . Riservata ed energica, diafana e virile, Ulrike ci imprigiona in un reticolo di identificazioni, ci consegna una femminilità delicata e rimossa, percettibile solo a una sensibilità vibratile, come quella di quel flautista cieco che fu l'unico, a Parigi, a riconoscere la donna dissimulata, cancellata, agli astanti, dalla maschera dei panni maschili. Johann G. Scheffner, un conoscente dei Kleist che ricoprì cariche influenti a Konigsberg, la definì nelle sue memorie «sorella piladica»24 : Pilade è la figura antono53

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