Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

1. Le lettere di Ulrike non sono giunte fino a noi, come quasi tutte quelle della fidanzata di Kleist, Wilhelmine von Zenge. Si tratta dunque di un carteggio certo non innocentemente unilaterale, essendo difficile tracciare il ritratto di Ulrike se non in un gioco di specchi e di riflessi con l'opera e la figura di Heinrich1 • È nota d'altro canto la crucialità dell'epistolario nell'opera di Kleist. Non a caso la Geschichte meiner Seele, quello che doveva essere il Lebenswerk di Kleist, l'opera che avrebbe dovuto riassumere e rispecchiare tutta una vita, e che andò perduta, ha dato il titolo all'edizione critica dell'epistolario, a cui essa attingeva e di cui, in certo modo, esso rappresenta il calco. Singolare è anche la tecnica compositiva delle lettere di Kleist, che spesso trascrive brani identici ai destinatari più diversi, «rimanendo così, lo sente bene, debitore a ciascuno della confidenza più vera»2 • Il carteggio è per Kleist un'officina, il laboratorio del suo Ideenmagazin, ma al contempo un cimento, una messa alla prova di se stesso e del corrispondente, il che spiega il tono non intimo, di epistola in senso classico3 , che attraversa curiosamente soprattutto le lettere alla fidanzata, che sono per la gran parte lettere pedagogiche. Le lettere a Ulrike seguono invece un canovaccio più variegato che spazia dall'arido e un po' cinico registro del Bittbrief, della lettera postulatoria, vincolata alla richiesta di danaro, un contrappunto prosaico che accompagna e immiserisce quasi tutte le lettere alla sorella, alla confessione di scoramento, della propria vulnerabilità riflessa nella vulnerabilità e impotenza espressiva della comunicazione epistolare. L'impulso pedagogico, che con Wilhelmine, la fidanzata, mantiene sempre l'aplomb magistrale, rendendo singolarissime queste lettere amorose, di maniacale pedanteria e come pegno di una fuga ininterrotta dall'amata, con Ulrike non solo naufraga sul nascere (nelle prime lettere Heinrich la esorta inutilmente a conformarsi ai modelli dominanti della condizione femminile), ma registra e 45

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