Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

videre - perché ne ha già messo in pratica di più rischiosi - l'artificio della lettera che costui le detta per fissare col suo innamorato l'appuntamento fatale- ma non sa quanto fatale, come le sembra quasi innocente questa doppiezza, e forse la diverte: Ho trovato il mezzo di far dire al signor di Valmont che avevo qualcosa a dirgli, e poiché è davvero un buon amico, lui domani verrà certo, e lo pregherò di consegnarvi la mia lettera subito. Così vi aspetterò domani sera, e voi certo verrete, se non volete che la vostra Cécile sia tanto infelice. (CLVI) Nelle lettere in cui la signora di Tourvel si negava con tutte le sue forze a Valmont, la doppiezza della scrittura assumeva cadenze e strutture che sconfessavano, mettevano in scacco il rifiuto nelle stesse parole. Lo abbiamo visto: si insinuava in quegli enunciati assoluti, era intrinseca alla loro forma, e frustrava la virtuosa premeditazione della donna, smantellava la più convinta delle difese. Abbandonate un linguaggio che io non posso né voglio intendere; rinunciate a un sentimento che mi offende e mi spaventa, e al quale forse dovreste esser meno avvinto, pensando che è l'ostacolo che ci separa. Tale sentimento è dunque il solo che voi possiate conoscere, e l'amore avrà ai miei occhi questo torto di più, di escludere l'a- . . . ? mICIZia. ... Offrendovi la mia amicizia, signore, vi offro tutto ciò che è mio; tutto ciò di cui posso disporre. Che mai potete desiderare di più? Per abbandonarmi a questo sentimento così dolce, fatto proprio per il mio cuore, io non aspetto che la vostra approvazione, e la parola, che esigo da voi, che questa amicizia basterà alla vostra felicità. (LXVII) 39

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