Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

la signora di Rosemonde, e non dovrebbe più scrivere altro. La lettera che ha ricevuto da Valmont è un insulto mortale al suo amore: «Su quella lettera crudele ho giurato di non riceverne più alcuna» (CXLIII). Ma la donna sa di ritrovare intatto nella pena che la farà morire il suo terribile legame, e per questo, e non solo perché desidera la morte, scrive anche, nella lettera del suo unico. addio, «amerò i miei tormenti»; per questo la signora di Rosemonde riceverà dalla «sventurata amica» ancora una lettera, indirizzata a nessuno ma dettata, in un lucido delirio, per il fantasma dell'uomo amato (CLXI). Si può dire che ogni lettera delle Liaisons - anche la più sprovveduta delle prime che Cécile Volanges invia all'amica Sophie Carnay, anche la più compita e benintenzionata delle lettere della signora di Rosemonde - concorra a provocare, col segno di una sfida che si fa o si riceve, quella sospensione nella trama e nel tempo. È un segno estraneo agli epistolari; ma anche nella Nouvelle Héloi"se e in Clarissa è appena episodico, e non si riprodurrà con la stessa ostinazione neppure nelle lettere che ritrarranno in Aline et Valcour di Sade un serrato livido meccanismo di morte. Così, anche la storia delle Liaisons resta sospesa: alla fine, in una nota in calce, si legge: «Motivi particolari e considerazioni che ci faremo sempre un dovere di rispettare, ci costringono a fermarci qui.... Forse un giorno ci sarà permesso di ultimare quest'opera; ma non possia- · mo prendere alcun impegno a tal riguardo, e, se anche lo potessimo, crederemmo ancora di dover consultare il gusto del pubblico, che non ha gli stessi nostrimotivi per interessarsi a questa lettura». Sembra di capire - fosse anche, questa nota, di mano dell'autentico editore - che altro tempo debba trascorrere nell'orditura del carteggio, e che la sua insidia duri oltre la rovina di colei che vi ha lavorato con spietata determinazione, oltre la morte di «una presidentessa giovane e bella» e del suo seduttore e l'infelicità di «una signorina con sessantamila lire di ren27

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