Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

sparsi nelle lettere si apprendono ai nodi della trama e concorrono a formarne la materia e l'articolazione. Il celebre autoritratto che la Merteuil consegna alla lettera LXXXI col segno lucido del suo personalissimo femminismo - che si esalta e affina tanto nel disprezzo delle altre donne quanto nella determinazione di vendicarle - è una puntuale risposta a Valmont, il quale vuole dissuadere l'amica dall'avventurarsi in un'impresa troppo rischiosa: si svolge come una confidenza ben studiata e portata fino alla provocazione («ricordatevi dei tempi in cui incominciavate a farmi la corte: mai fui tanto lusingata da un omaggio; vi desideravo prima di avervi visto. Sedotta dalla vostra reputazione, mi pareva che alla mia gloria mancaste voi»), e si apre e si chiude con dure espressioni d'orgoglio: Che pietà mi fanno i vostri timori! Come mi provano la mia superiorità su di voi! E voi volete darmi delle lezioni, guidarmi? Ah, mio povero Valmont, che distanza c'è ancora tra voi e me. No, tutto l'orgoglio del vostro sesso non basterebbe a colmare la distanza che ci separa. Ma pretendere che io mi sia data tanto da fare senza trarne alcun frutto; che, dopo essermi alzata tanto al disopra delle altre donne con le mie penose fatiche, io acconsenta a strisciare per il mio cammino, come loro, fra l'imprudenza e la timidezza; che, soprattutto, io possa temere un uomo al punto di non vedere più la mia salvezza che nella fuga? No, visconte, mai. Non c'è nulla di generico e di gratuito in queste dichiarazioni: esse ci confermano che la donna sta investendo tutta la sua esperienza, le convinzioni che espone all'amico, la sua stessa esistenza nell'impresa di portare alla rovina con le armi della seduzione un uomo da cui si sente ingiuriata. E l'autoritratto entra ancor più nell'intreccio e nei 23

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==