Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

stico. È la loro potenzialità a non permettere agli archetipi di essere direttamente sperimentati, ma intuiti attraverso il veicolo di un simbolo27 • Jung ha spinto coscientemente la definizione di archetipo fino a determinarlo radicalmente come schema struttur' ante28 , come forma. Un esempio esplicativo chiarissimo è quello contenuto in Die Psychologischen Aspekte des Mutter-Archetype29 • L'archetipo, dice Jung, è come il sistema assiale del cristallo, sistema assiale da cui il cristallo è preformato nella soluzione madre, senza possedere una materiale esistenza. Come tale sistema determina quindi solo la struttura stereometrica, così l'«archetipo possiede un nucleo significativo invariabile, che determina la sua maniera di presentarsi in linea di principio, ma non concretamente»3o_ Il reticolo cristallino (leggi l'archetipo) determina quali leggi sono possibili; l'ambiente decide quali di queste possibilità sono realizzate. Riguardo ai rapporti tra gli archetipi dell'inconscio collettivo e la storia culturale dell'uomo, Jung si è sempre dimostrato cosciente del fatto che ciò che si può pensare dell'anima e della psiche umana è stato, attraverso i tempi, espresso dalla filosofia, dall'alchimia, dall'occultismo, dalla letteratura, dalla magia e dalla religione. L'apparizione degli archetipi, mediata dalla produzione onirica, nella sua conformazione di motivi mitologici e simboli storici, tradisce perciò un'origine degli strati più profondi e remoti della psiche umana. Gli archetipi, questi alvei psichici, questi princìpi potenziali che kantianamente regolano l'inconscio e la sua produzione, sono immagini autogenetiche, immagini arricchitesi del tesoro delle esperienze psichiche dell'umanità in forme di tipica esperienza fondamentale. _ Questi modelli di fenomeni psichici sono le forme col198

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