Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

Per questo, se volessimo trovare analogie più confacenti all'archetipo junghiano, a questo modello ipotetico contenuto nella psiche inconscia, dovremmo ricorrere al concetto di "forma" in senso lato, così come è inteso dallo strutturalismo, e dalla biologia, quando parla di «patterns of behaviour»22. Jung stesso spiega come fu il frequente ricorso a forme associative e strutture arcaiche (osservate in particolare negli schizofrenici) a dargli la prima idea di un inconscio formato non solo da contenuti di coscienza originari andati perduti, ma anche da uno strato più profondo, dello stesso carattere universale dei· motivi mistici che caratterizzano la fantasia umana in generale: Questi motivi non sono affatto inventati, ma piuttosto trovati come forme tipiche che compaiono spontaneamente e più o meno universalmente, indipendentemente dalla tradizione, in miti, fiabe, fantasie, sogni, visioni e sistemi deliranti. A uno studio più approfondito di queste forme tipiche risulta che si tratta di atteggiamenti, modi di fare; tipi di rappresentazione e impulsi che devono essere considerati come il comportamento istintivo tipico dell'uomo. Il termine da me scelto per designare ciò, e cioè "archetipo", coincide quindi con il concetto noto .in biologia del 'pattern of behaviour'. Quindi non si tratta affatto di rappresentazioni ereditarie, ma di pulsioni e fanne istintive ereditarie, come si possono osservare in tutti gli esseri viventi23 . E ancora, in un altro saggio, Jung parla di schemi che in ogni singolo caso strutturano un contenuto assolutamente personale24. Gli archetipi non sono, allora, «rappresentazioni ereditarie»25 o idee innate, ma predisposizioni a vivere particolari esperienze. Il loro dato essenziale, la loro qualità primaria, è la potenzialità26 , non il loro reagire meccanici197

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