Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

sione o una allucinazione7 • È questa «immagine primordiale» che verrà in seguito denominata «archetipo», concetto immediatamente connaturato alla dimensione dell'inconscio collettivo: The concept of the archetype, which is an indispensable correlate of the idea of the collettive unconscious, indicates the existence of definitive forms in the psyche which seem to be present always and everywhere. Mythological research calls them "motifs"; in the psycology of primitives they correspond to Lévy-Bruhl concept of "représentations collectives", and in the field of comparative religion they have been defined by Hubert and Mauss a "categories of the imagination"8 • Il termine "archetipo"9 adottato da Jung, compare per la prima volta nel 1919 in Istinto e inconscio, contributo ad un simposio sul tema omonimo tenutosi a Londra nel1'estate di quell'anno: «The Instinct and the Archetype together form the Collective Unconscious»10 • Al di là di contenuti personali, nell'inconscio si trovano anche forme ereditate, vere e proprie impronte11 non acquisite individualmente, rappresentate dagli «istinti» (impulsi che procedono senza motivazione conscia) e da forme esistenti a priori: le «forme fondamentalmente analoghe di percezione»12 • Queste si trovano ovunque, nel tempo e nello spazio, e sono appunto gli archetipi della percezione e della comprensione13 • Gli archetipi rappresentano gli elementi strutturali, gli elementi plastici determinanti la produzione inconscia dell'Io individuale. Jung parla a proposito di «engrammi»: 194 Da un punto di vista causale e particolare alle scienze naturali, si può concepire l'immagine primordiale come un precipitato mnestico, un

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