sa sia a fare difetto; se la difficoltà a definire la natura dell'immagine: sogno vero e proprio, fantasia, allucina-· zione o più semplicemente una sollecitazione sensoriale proveniente dall'esterno. O se, come pare più probabile, il difetto non risieda proprio nella completa permeabilità che i «sogni» incontrano: possono infatti entrare e uscire a piacimento attraversando indifferentemente nei due sensi orbite che appaiono cave, vuote. E questa beanza in cambio restituisce un'indistinta, «difettosa» uniformità: tra sogno, fantasia, allucinazione, immaginario e realtà. È il grado zero della differenziazione che, appianandone il dislivello, sottrae persino l'antinomia alla logica e consente al paziente di riferire in seduta di sentirsi «vuoto come un uovo». L'inquietante che il paziente segnala ha a che fare con l'equivalenza, con l'indifferenziato: l'interno appare totalmente aperto all'esterno e l'esterno si aggetta senza più argini all'interno; e all'interno- sempre beninteso dell'apparato psichico - nulla si fa più struttura di distinzione, di separazione e dunque di differenziazione funzionale. La riproduzione onirica dell'apparato psichico: ci si trova di fronte a una nozione, l'apparato psichico, che, dopo essere rimasta a lungo «negletta e vuota» è stata finalmente recuperata a rigorosi studi da parte di Sergio Pinzi che di questa struttura ha mostrato tutta l'importanza per la psicoanalisi a partire dalle forme di rappresentazione attraverso cui essa può manifestarsi nella clinica; particolarmente denso, in proposito, è il cap. IV de Il mistero di Mister Meister28 • È un'annotazione di Freud, peraltro stesa con tale concisione da conferirvi un valore quasi apodittico, a fornire un riscontro, anche se indiretto, all'ipotesi che l'impalcatura sognata non rappresenti altro se non il rudere dell'apparato psichico del sognatore: «Lo spazio può essere la proiezione all'esterno dell'apparato psichico... la psiche è estesa, di ciò non sa nulla»29 ; e d'altra parte se l'ap184
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