Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

sembra più in grado di tollerare il giro lungo cui è obbligata la pulsione dell'impatto con la realtà. Al contrario, il sognatore sembra aver trovato un percorso che sfidando le barriere materiali e ontogenetiche lo conduca direttamente nel luogo in cui è insediato l'oggetto del suo desiderio originario. Nel caso del piccolo Hans tuttavia qualcosa, «un via vai di cavalli»25, lo trattiene dal percorrere i pochi passi necessari per attraversare la strada e in tal modo un segno di realtà, sia pure al servizio della fobia, determina una rinuncia che si rivela per lui salvifica; se da un lato difatti il trattamento analitico tempestivamente instaurato lavora sulla fobia e impedisce che questa si strutturi in nevrosi26, al tempo stesso l'impiego del segno di realtà consente ad Hans di non declinare dai processi psichici secondari in favore dei primari e di qui verso i conseguenti rischi di un acting psicotico. Non altrettanto accade da un certo punto in avanti al giovane sognatore; anche i. n questo caso, come nel precedente, una fase fobica, che nondimeno sollecitava un opportuno trattamento terapeutico, ha temporaneamente mantenuto a rigorosa distanza ciò che peraltro il soggetto desiderava raggiungere; ma qui il tratteggio immaginario disegnato dal desiderio si trasforma in un tratto di corridoio la cui esplorazione non si arresta di fronte al1'ostacolo che ne interrompe il percorso. E se la porta resiste ai colpi che le vengono portati, pure il segno di realtà che essa rappresenta viene ogni notte travolto dalle propaggini scoperte di un desiderio troppo antico per non fornire l'occasione ad un agito. Vi è pertanto qualcosa, che ovviamente non rinvia soltanto all'assenza di un lavoro psicoterapeutico, che in questo caso, a differenza del precedente, favorisce l'instaurarsi di un modello di hmzionamento tipico dei processi psichici primari e, attraverso il baluginio dell'allucinazione, annuncia l'epifania della psicosi. 182

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