Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

del suo oggetto»21 ; un percorso dispendioso, incerto e soprattutto più deludente per il soggetto in quanto, limitata com'è a seguire questa nuova traiettoria, «la pulsione non possiede né attraversa il suo oggetto»22 , ma dovrà accontentarsi di descriverne il perimetro. Della natura dell'oggetto, infine, Freud ha indicato come caratteristica essenziale il suo. essere del tutto indifferente rispetto alla meta della pulsione, non essendo altro che «l'elemento più variabile della pulsione... può venire mutato infinite volte»23; può dunque trattarsi di ciò cui allude un giuoco di «monelli da strada... con sacchi, barili e casse»24, o di ciò che viene ricercato affannosamente nella camera da letto in cui riposa la propria madre; e d'altra parte, in entrambi i casi, è sempre alla medesima questione che si rinvia. Ed è così che due storie tanto diverse e lontane si ritrovano con un tratto, anzi con un tratteggio in comune: quello che nell'immaginario di entrambi i soggetti che ne sono i protagonisti congiunge in linea retta due luoghi che invece nella realtà risultano lungo questa traiettoria separati da una barriera attorno alla quale un altro percorso si snoda e, sia pure per via ricurva e indiretta, ne consente il collegamento. Nel caso del piccolo Hans, il tratteggio corrisponde al percorso immaginario con cui il bambino ha collegato in linea retta l'abituale punto di osservazione, accanto al portone di casa, con la piattaforma di carico del dazio, ubicata appena al di là della strada; non tiene conto, il piccolo Hans, della cancellata che materialmente impedisce questo tragitto da lui ideato in sostituzione dell'itinerario abituale che si allunga attorno alla cancellata, facendone il giro. Ma così come ad Hans, anche al nostro sognatore a un certo punto ripugna «fare il giro del cancello» come sino ad allora aveva sempre fatto: non tollera più la torsione cui è costretto l'antico immaginario fusionale con la madre dalla sua evoluzione come soggetto, né 181

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