Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

successivamente affiora nei meandri della regressione: giorno e notte, veglia e sonno coagulati senza distinzione da un'insonnia febbrile, inestinguibile; l'indifferenziazione fra interno ed esterno, dentro e fuori realizzata attraverso la perdita completa del controllo sfinterico. Ma una corrispondenza così irresistibilmente simmetrica fra sintomo e sogno, fra contenuto manifesto e contenuto latente in genere dice assai poco e comunque non fornisce molto di più del compiacimento che deriva dal1'aver inteso l'immediatezza della corrispondenza; fermarsi qui soprattutto comporterebbe il rischio di trascurare l'importante ruolo che Freud attribuisce al sogno nella. psicosi, un delicato compito di torsione e di aggiustamento: «trattandosi di uno psicotico, il delirio che dominava la vita diurna fu rettificato attraverso il sogno»1 • La possibilità di verificare la fondatezza di tale ipotesi e di ottenere l'annunciato effetto di rettifica, richiede pertanto un preliminare distanziamento da una lettura eccessivamente aderente al testo del sogno e lo schiudersi del campo di indagine a ipotesi che in apparenza se ne allontanano. La demolizione di una barriera, l'apertura di un varco attraverso una linea di demarcazione richiama uno dei casi clinici che Freud ha compiutamente descritto, ed anzi ne costituisce uno dei nodi centrali; si tratta del caso del piccolo Hans di cui viene dato il resoconto in Analisi di una fobia di un bambino di cinque.anni2. Questa teorizzazione del caso del piccolo Hans viene condotta da V irginia Finzi Ghisi in La barriera delle tasse, l'apparato psichico e la sua rappresentazione nella storia di una fobia («Il piccolo Hans», n. 31, 1981), il primo di una serie di studi sulla barriera del dazio e il luogo della fobia che troveranno in seguito ulteriori sviluppi (cfr. V. Finzi Ghisi, Niente cani, «Il piccolo Hans», n. 35, 1982, ed Il fondamento psicotico della nevrosi, «Il piccolo Hans», n. 43, 1984). Ne ri176

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