Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

ne e il ripristino di un disegno di giardino, ma anche con la presenza di certe piante che con il tempo cambiano e, ad un certo momento, i valori espressi da un grande albero, un albero secolare, una situazione diventata particolarmente suggestiva botanicamente, ci impedirà di conservare, di restaurare quel disegno in aiuola, quella situazione progettuale che era legata a questo giardino. SEGRE. Personalmente penso che anche qui si debba considerare tutta una gradualità, perché ci sono appunto dei casi in cui le tracce del giardino sono almeno parzialmente conservate, e allora si può effettivamente parlare di restauro, mentre certo quando noi partiamo da una mappa, o da una stampa, non facciamo che - direi così -un «modello vivente», cioè, invece di fare una ricostruzione con un plastico, facciamo una ricostruzione con piante vere e fiori veri. E mi pare un caso limite proprio di quell'elemento «nostalgico» che avevo messo in rilievo tra le componenti del restauro, perché ci illudiamo; è come se un sogno, il sogno di questo giardino com'era trecento, quattrocento anni fa, un sogno ridiventasse realtà attraverso la nostra opera di ricostruzione. CONSONNI. La questione del restauro dei giardini non si pone diversamente da quella del restauro di una parte di città o di un paesaggio. Lo specifico in questo caso sta nel fatto che il giardino è per eccellenza l'ambito in cui si incontrano l'architettura e la natura. Interrogarsi sul senso di questo incontro è fondamentale per dare consapevolezza all'opera costruttiva dell'uomo. L'architettura può apprendere dalla natura, oltre che il senso dell'equilibdo, la bellezza che deriva dal combinar171

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