Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

curamente maggiore. Solo una capacità di ascolto di questa complessità, delle diversità che in una città e in un paesaggio convivono, può guidare un intervento di restauro urbano. Una città mette in campo diversi modi di concepire lo spazio e li fa interagire nel presente. Contro la pretesa di omologare gli spazi e di sottometterli a una univoca concezione spazio-temporale, il restauro urbano deve porsi come obiettivo la salvaguardia delle diversità che costituiscono la città storica. È la convivenza di quelle diversità che rende la città storica una realtà insostituibile. Eppure, questa realtà è il frutto di distruzioni e rifacimenti. Viene allora spontaneo chiedersi come mai le distruzioni e le ristrutturazioni da un certo periodo in poi si siano configurate nella maggioranza dei casi come atti di violenza inaccettabili, come manifestazioni di incultura. La ragione risiede nel fatto che in passato la libertà di distruggere e di modificare le preesistenze non era scissa dai sentimenti dell'abitare e dell'ospitare; ed è l'interpretazione architettonica di questi sentimenti che ha garantito una sostanziale continuità nella trasformazione, consentendo di creare spazi mirabili. La formazione di luoghi come la Piazza del Campo di Siena o la Piazza Ducale di Vigevano ha richiesto distruzioni e aggiunte - un levare e un mettere come tu dicevi - ma il loro significato deriva dall'interazione di un intorno complesso in uno spazio-tempo unitario e articolato. Nella situazione attuale, nella quale l'opera costruttiva non si pone come obiettivo centrale il miglioramento della abitabilità del mondo, non è più l'interazione dialogica a strutturare i luoghi costruiti. I paesaggi metropolitani sono sempre più investiti dalle forme dello spazio-tempo di matrice fordista: le forme del condotto, del tubo, del nastro trasportatore hanno da tempo ingaggiato un conflitto serrato con quelle ereditate dalla storia. Ma la concezione dello spazio che si sta affermando 163

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