Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

- vuoti e i pieni che costituisce l'essenza ultima della città europea. È piuttosto curioso il fatto che uno dei massimi restauratori di quell'essenza sia anche un «distruttore» di città. . Mi riferisco a Ildef6ns Cerdà, il quale nel suo piano per Barcellona del 1859 prevedeva l'apertura di tre assi stradali che, incontrandosi in due crociere, avrebbero dovuto operare una profonda ristrutturazione del centro storico della città catalana. Se con questa proposta Cerdà non dimostrava certo una capacità di ascolto della storia della città, e quindi delle diversità che, nel loro comporsi, infondono ricchezza di senso allo spazio urbano, tuttavia nella progettazione del nuovo egli operava, a suo modo, un restauro. Il progettista dell'Ensanche di Barcellona è infatti il primo urbanista ad avere coscienza dell'importanza che assume il movimento nello strutturare e nel configurare il senso dello spazio urbano. Poiché nella città moderna il movimento delle persone e delle cose tende ad aggredire lo spazio e il tempo dell'abitare, egli sostiene che questo va protetto ricercando un equilibrio tra il moto e la quiete. Quella di Cerdà è una lezione importante perché ha indicato la inscindibilità, nel progetto urbano, dello spazio dal tempo. Egli ha dimostrato inoltre come, nel produrre il nuovo, sia possibile restaurare un equilibrio che nella metropoli contemporanea assume un'importanza vitale: l'equilibrio tra l'intemità protetta degli spazi dell'abitare individuale e collettivo e le opportunità di relazione. Se è importante porre attenzione alle singole costruzioni per contrastare il degrado cui esse vanno incontro, è dunque altrettanto importante occuparsi del «vuoto», degli spazi tra gli edifici. A subire il maggior degrado sono infatti proprio gli spazi aperti pubblici della città per i quali il restauro assume in molte situazioni il carattere di una vera e propria rifondazione. 160

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