Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

spesso valido, ma non sempre. Inoltre il restauratore si impegnava a decidere a quale fase interrompere il suo levare, cioè a bloccare il suo ritorno al passato quando le aggiunte abbiano un notevole valore artistico o siano ormai strutturalmente irrinunciabili. Anche qui ci sono dei percorsi quasi obbligati del restauro romantico che, per esempio, se puntava dritto verso il Medioevo, si disinteressava viceversa di eventuali stadi anteriori, poniamo tardo-antichi, o persino romani - fortunatamente, perché questi ultimi strati sono di solito in condizioni penosissime dato che le sovrapposizioni medievali li hanno fortemente deteriorati. Però la logica del ritorno all'indietro avrebbe potuto anche portare fino a quegli estremi. D'altra parte il levare è in rapporto dialettico col mettere, perché, a parte i rari casi in cui lo stadio primitivo sia stato conservato sotto le addizioni, succede che gli elementi originari siano stati parzialmente danneggiati o sottratti e che si debba in qualche modo sostituirli con materiali nuovi. È il punto limite, evitato oggi dai restauratori più avveduti, in cui si impone al monumento l'ipotesi di una condizione originaria piuttosto che valorizzare un effettivo e conservato stadio primitivo. Si deve anche riflettere sul diverso comportamento della filologia dei testi; non per nulla si parla di «testi» sia a proposito di quelli letterari, scritti, sia a proposito di testi visivi o testi architettonici. Qui il confronto tra il restauro del monumento e quello dell'opera letteraria è utile proprio perché mette in rilievo dei contrasti di fatto. Il filologo che restaura un testo per lo più lascia intatti i manoscritti o le stampe che questo testo ci hanno conservato; al massimo, come succedeva fino a qualche decennio fa, guasta questi manoscritti con gli acidi che spera gli permettano di leggere di più di quanto si legge a occhio nudo. Questi interventi oggi non si fanno più anche perché abbiamo degli strumenti più perfezionati di lettura. Il restauro dell'opera letteraria vien fatto con una riscrittura 154

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