noy gli sembrava presentasse sintomi «così simili ai miei, e in generale la tua mentalità e la mia si assomigliano tanto che» analoghi sperava sarebbero stati anche gli effetti della cura (16 settembre 1908). Théodore ringraziava, giurando «obbedienza e un'angelica pazienza», come sempre, ma era scettico. Ci sarebbe voluto ben altro. Per intanto, rispondeva, se «tu potessi aggiungere nella soluzione d'acqua della Fontana della Giovinezza un pizzico del tuo genio per lo scrivere... Le mie disgrazie sbocciano da una crescente incapacità - davanti a cui mia moglie medesima, che la vede da vicino, è inorridita- di scrivere articoli. Mi manca qualcosa nei centri grafici. Appena rinuncio a scrivere sto mirabilmente. Dormo sempre benissimo e ho un appetito eccellente» (20 settembre 1908). Preparare conferenze non gli procurava alcun problema, ma doverne scrivere una persino dopo averla già esposta gli richiedeva un lavoro di dieci, dodici ore al giorno per un mese. Che inferno. Benché possa non sembrare, benché i suoi consigli fossero ingenuamente ottimistici, William James capiva. È vero che in quegli anni lui scriveva da forsennato; del resto anche Flournoy pubblicava non poco- cinque libri tra il 1893 e il 1909 e addirittura tre (non sarà un caso, forse) l'anno successivo alla morte dell'amico. Ma al di là di calcoli su pagine e date, William conosceva bene l'angoscia di scrivere; l'orrore insuperabile di ripiombare nella stessa paralisi, con cui si era trascinato per dodici lunghi anni la stesura dei detestati Principles, ancora lo riassaliva di tanto in tanto. E all'amico non mancava di segnalare ogni sorta di suoi_mali, non solo i problemi cardiaci che lo avrebbero stroncato, ma in special modo malinconia e depressione e che, per esempio, in sette mesi aveva «scritto esattamente 32 (!) pagine della mia nuova opera immortale-Pragmatism-. È piuttosto patetico». In peggiori condizioni psicologiche, Théodore tuttavia riusciva a preoccuparsi di come si sentisse William, persino di con146
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