Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

Katharine le altre ai tre fratelli James1 • Henry distrusse la sua e William evitò semplicemente di dirne parola; quali che fossero in merito, le sue risposte ad Henry non compaiono fra le lettere pubblicate postume. La caccia all'autore-preda da parte del biografo sarebbe scattata quando al primo non fosse stato più possibile difendersi. Dopo morto, solo altri avrebbero potuto impedirne la violazione. Henry James raccontò a Harry, il figlio maggiore di William che portava lo stesso nome suo e del nonno, di opporsi contro gli «sfruttatori post-mortem»: nessuno della famiglia doveva «dare al mondo... parte o parti della [sua] privata corrispondenza». Per esserne più sicuro, un giorno prese e bruciò quarant'anni di lettere ricevute, carte, note (anche se non tutte): proprio come facevano i personaggi di alcuni suoi racconti. Dar fuoco alle carte, mantenere il segreto: per rispetto al morto ma anche per la pace dei vivi. Senza neppure saperlo Peter Baron riusciva a salvare la donna che amava e dunque se stesso, nel momento in cui inceneriva certi fogli che erano appartenuti ad un noto personaggio (Sir Dominick Ferrand). A non fidarsi che del fuoco, Henry James fece bene, dal suo punto di vista. Pochi giorni dopo la sua morte, nel marzo 1916 iniziò subito la gara tra gli aspiranti editori delle lettere che in molti avevano ricevuto da lui e serbato. L'autorizzazione alla stampa spettava ad Harry il quale, poco abile a destreggiarsi tra i contendenti, era anzitutto preoccupato che non trapelasse il rela.xed homoerotism dello zio, che uscisse composto un ritratto rassicurante per la rispettabilità di tutta la famiglia. L'attitudine documentata del primogenito di William James era insomma alquanto censoria, tipica del puritanesimo new englander, e in lui rafforzata in parte dalla volontà di riservatezza dello zio scrittore, in parte per ispirazione del proprio padre che con il famoso fratello di appena un anno minore aveva intrattenuto un rapporto irri124

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