Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

Carta penna e psiche Lettere fra William James e Théodore Flournoy (1890-1910) Guai ai ficcanaso domestici - servitori, parenti, conoscenti - i quali s'azzardassero a sbirciare fra pagine di diario, lettere e carte private. Peggio ancora alle «canaglie di pennaioli» che col pretesto del senso storico, del lavoro di ricostruire le vite altrui, gettano in pasto alla curiosità di chiunque fogli destinati all'intimità. Lo scrittore Henry James aborriva entrambe le categorie. Come lui, anche lo psicologo e filosofo William James suo fratello era appassionato lettore di epistolari e biografie; ma ambedue paventavano, per sé, la profanazione. Il destino delle loro carte è segnato da tale timore e perciò ne parlo. Alla morte della sorella, nel 1892, scoprirono non solo che Alice aveva tenuto un diario, ma che Katharine Peabody Loring, l'amica alla quale lei lo aveva affidato, intendeva pubblicarlo. Henry era «terribilmente spaventato e sconcertato - voglio dire allarmato - alla vista di così tanti nomi privati e allusioni messe a stampa... essendo io stesso la fonte di molte delle cose dette, commentate ecc.». A William, quantomeno imbarazzato, sfogava l'orrore per la «catastrofe di pubblicità» che s'immaginava sarebbe seguita alla stampa: quattro copie in tutto, una a 123

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