Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

talmente diverso dalle altre Sue cose [ecco la franchezza di Freud, qui candore quasi offensivo]. Ci si rende poi conto che la donna non vi gioca alcun ruolo [Man gibt sich dann Rechenschaft davon, dass das Weib darin kaum eine Rolle spielt], che si tratta di un libro sulla lotta e il combattimento degli uomini e che è a ragione che l'unico amore che vi si dà è l'amore per un ragazzo. Magistrale - come sempre - lo sfondo, storico questa volta. Il personaggio [un inglese del Secret Service] nel quale si cela il Suo Io, è ancora una volta un punto fermo per il lettore; dopo poche righe diventa il suo amico più caro, suo portavoce e sua guida... Stranamente, questa volta il mio interesse è stato fortissimamente attratto da quelli che per un sogno chiamerei i «residui diurni». Lei non può certo essersi completamente inventato in tutti i loro particolari de Vriendt, tutti gli altri personaggi, e tutte le circostanze. In realtà Zweig aveva già scritto due volte a Freud del suo romanzo con riferimenti ben chiari e ricònoscibili: - la prima (1.5.32), sette mesi prima: Uno di essi [dei romanzi che sta scrivendo] si svolge in Palestina e ritrae la tragica e singolare figura del grande poeta ortodosso Jacob Israel de Haan, che visse a Gerusalemme, per poter di lì maledire Dio, e che venne assassinato da un chalutz [colono ebreo in Palestina], poiché egli nel suo odio per la comunità ebraica politicizzata era divenuto un traditore e un informatore. - la seconda (29.5.32), a meno di un mese dalla prima e solo sei mesi prima della lettera, in cui Freud si interessa in modo «stranamente» intenso dei residui diurni: [Il mio lavoro attuale] è un romanzo breve che tratta dell'assassinio dello scrittore ebreo-olandese J.I. de Haan, avvenuto a Gerusalemme 111

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