Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

Alludino della nostra cagacità darebbe un taldeitizi così brillante da tenerci edotti della pura verità? I negatori li conosciamo. Concludere in modo puramente negativo dalla precisa assenza di odi politici e di richieste pecuniarie che le sue pagine mai la capacità ebbero di hdiventare il prodotto della penna di un uomo o di una donna di quel periodo o di quelle parti è soltanto una cieca conclusione di più su cui ci si può buttare, perché è lo stesso che inferire dall'assenza di virgolette (qualche volta chiamate segni di citazione) in qualsiasi pagina che l'autore era sempre costituzionalmente incapace di appropriarsi indebitamente delle parole dette da altri. Fortunatamente c'è un altro kanto della kwestione. C'è qualche individuo, del tipo da due soldi la dozzina, si potrebbe accennare quietamente con qualche profitto qualche monotona eventingsera, c'è qualche sorta comune di tipo ornedinario, dal petto piatto, pressapoco quarantenne, un pochetto flatulento e dedito alla raziocinazione per sincopazione nella delucidazione delle complicazioni, dal suo grandissimo Feng Yang dinasdiscendendanzato, solo un altro figlio di, infatti, che abbia mai esaminato abbastanza estesamente un involucro affrancato, completo di indirizzo, assolutamente comune? Per ammissione generale è una buccia esteriore: la sua faccia, in tutta la sua fisiognomica perfezione di imperfezione, è la sua fortuna: mostra soltanto il costume militare civile di qualunque nudità passionpallida o nudezza piagopurpurea possa essersi infilata sotto il suo risvolto. Eppure concentrarsi solamente sul significato letterale o anche sul contenuto psicologico di qualsiasi documento trascurando del tutto gli stessi fatti involucrati che lo chiariscono è dannoso per i sani sentimenti (e si aggiunga pure per il buon gusto più genuino) proprio tanto quanto per qualche tizio arguto nell'atto di ottenere forse da un altro tizio che risulti 89

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