che, che è una dimensione formale. Cominciamo allòra a osservare, con Darwin, come «ogni allevatore imprima il carattere della propria mente, il suo gusto proprio e il giudizio sui propri animali» (The Descent ofMan, London,.J. Murray, 1888, vol. II, p. 431; trad. mia). Già cogliamo uno strano accostamento, una modalità di rapporto che richiama la stampa o l'incisione. Questa «impressione» in Darwin ha sempre un riferimento a un marchio, che poi, lo sappiamo, è il marchio di fabbrica Wedgwood, marchio di famiglia che unisce il nome della moglie a quello che era anche della madre. Allora, dice Darwin (che come saprete, come dovreste ricordare, è proprio partito dalla osservazione dell'allevamento degli animali domestici e fu anche un po' preso in giro dagli studiosi per questa sua partenza così «domestica») l'impressione dà luogo a una compenetrazione dell'uomo e dei suoi animali, perché l'uomo riesce a imprimere sui propri animali - notate, prima cosa: il carattere della propria mente, della sua intelligenza, e poi il suo gusto proprio, il senso estetico cioè, e il giudizio. Il che già delinea una concezione intorno all'intelligenza degli animali e alla loro soggettività che ha negli animali stessi una rispondenza e una risposta. «D'altra parte - a sua volta - l'uomo porta sul proprio schema corporeo lo stampo- di nuovo lo stampo, il marchio - indelebile della sua origine inferiore» (Descent, II, p. 441). Un chiasmo in exergo alla ricerca che stiamo compiendo. Il lavoro che andiamo conducendo in questi anni ci mostra qualcosa di più: !'«impressione» intellettuale avvenuta non è stata unilaterale, né di condiscendenza. L'intelligenza umana è addirittura depositata presso l'animale, tanto è vero che è recuperabile solo attraverso il ritrovamento del luogo della fobia. Si può «pensare» solo in grazia alla presenza dell'animale, e non solo la propria struttura corporea, ma la stessa struttura psichica è marcata dal nostro chiasmo. 39
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