Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

tuita da una grande risata: quella che percorre l'intero libro, come la voce del tuono, per esempio. �<Ma non ci sono significati da esplorare?» «No, no, si propone di far ridere» garantiva Joyce26 • «Plus on est des saints, plus on rit» è opinione di qualcuno (Lacan) che ha capito Joyce dal suo verso: dal verso della sua insaintity. Tanto tuona questo riso, che un flusso d'acqua, insieme celeste e terrestre, piove a mobilizzare ogni scena, rende partecipe della propria liquidità le articolazioni del discorso. Prima di essere fiume, Anna Livia Plurabelle è, in apertura, «lovelittle Anna Rayiny», che «under her brella, mid piddle med puddle... ninnygoes nannygoes nancing by...»(7). Questo ombrello o ombrellino, scavalca la cronologia dei testi joyciani, spicca non come «fadograph» ma come lucido, capzioso segno di libido. Cui risponde l'ultima riga del quaderno Giacomo Ioyce27 : love me, love my umbrella. Giuliano Gramigna 115

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