Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

la prop. XV: «Ogni realtà conoscente conosce la propria essenza, dunque ritorna alla propria essenza con un ritorno completo»23 , la quale - insieme ai concetti ad essa collegati e che Dante cita direttamente nel Convivio intorno al «discorrimento» delle cause fra il divino e il creaturale: soprattutto la prop. XX, ma anche la X, XVI, XVII, XVIIl24 -enuncia la possibilità di un motus per essentiam, identificato col «circolo intelligibile»25 , o «reditio completa;;- o «epistrophé» - cioè un moto extra-causale come immagine vivente dell'unificazione, e che consente di vedere con maggiore chiarezza nel viaggio di Dante il punto di intersezione del moto come programma morale nel moto come raggiungimento teorico. In questo caso, tuttavia, bisognerebbe avvertire che per verificare in Dante la possibilità di un tale moto per essentiam non sarebbe importante cercare di scorgervi il disegno di una legge determinata, quanto tentare di valutare il modo più complesso in cui quella nozione viene a farparte del suo metodo espressivo o di pensiero, così vivificato in un'integrazione sup�riore. 2. Movimento Certamente Dante rappresenta il movimento in modo originale; forse più che nelle concezioni teoriche generali lo si può notare meglio nei particolari. È qui che si riscontrano affinità con quelli che R. Pierantoni, nel suo libro sul movimento26 , individua come gli atteggiamenti nei confronti del moto che nel Medioevo sono già i segnali di una concezione fisica moderna. a) Innanzi tutto la scelta di rappresentare l'inizio del moto non come nel momento della potenza, ma in quello dell'accelerazione; ciò che presuppone una valorizzazione dell'instabilità percettiva, e quindi anche una vista più «intelligentemente» regolata («indiarsi»), alla ricerca di 96

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